Al 6.° Concorso di composizione di marce sinfoniche “Conversano Città della Musica” si è classificato al secondo posto, dopo aver vinto le edizioni del 2019 e del 2021 dello stesso concorso rispettivamente con la marce sinfoniche “Fantasiosa” e “Pegaso”, il Maestro Giuseppe Lotario figura professionale dei compositori di musica per banda assai nota a livello nazionale. Originario di Assoro (Enna) il musicista siciliano ha presentato in concorso, stavolta, la marcia sinfonica “La Pittoresca” che ha ottenuto numerosi consensi. Abbiamo voluto così analizzare questa altra bella composizione di Giuseppe Lotario con Antonio Martino responsabile scientifico del nostro magazine.
La marcia sinfonica “La Pittoresca” di Giuseppe Lotario apre con una fitta e solida introduzione in cui è coinvolto tutto l’organico bandistico. Tale segmento può essere considerato un vero e proprio tema che compare in programmatici appuntamenti della composizione. Il salto (anacrusico) di quarta, conferisce una notevole dose di energia positiva sia alla melodia sia alla marcia, pronta per ricevere un’immediata attenzione da parte dell’ascoltatore. I suoni ribattuti affidati ai secondi clarinetti, ai terzi clarinetti (in partitura sono indicati insieme ai quarti), al clarinetto basso, al sassofono baritono, al sassofono basso, ai tromboni (in partitura ne sono previsti due), al trombone basso, al flicorno baritono e ai flicorni bassi e contrabbassi presentano un tappeto armonico utile per adagiare la seconda idea tematica.
Il nuovo percorso melodico, ancora caratterizzato da un salto di quarta, ha una densità sonora molto controllata, nella quale il compositore ha diminuito quella luminosità iniziale e offre un momento di riflessione interiore con l’ascoltatore. Quest’ultimo sarà coinvolto in un costante dialogo che avviene tra il tema e il suo “riverbero” (eco). Protagonisti della melodia principale sono il flauto, l’oboe, il piccolo clarinetto in mib. e i primi clarinetti; gli strumenti preposti all’eco sono il sassofono tenore, i quattro corni e il flicorno tenore. L’immediato giungere di un nuovo tappeto ritmico – armonico indica, poi, l’arrivo di un nuovo segmento melodico. Sono chiamati a sostenere il nuovo tappeto (sul tempo debole) i secondi clarinetti, i terzi clarinetti, insieme con i corni; l’architettura completa (sul tempo forte) è sorretta dal sassofono baritono, dal sassofono basso, dal trombone basso e dai flicorni bassi e contrabbassi. La nuova idea tematica è caratterizzata, poi, da un arpeggio ascendente che genera un percorso quasi sinusoidale ricco di luce e di accattivante energia sapientemente affidata a un timbro scuro e vellutato. Lotario assegna la melodia al clarinetto basso, al sassofono contralto, al sassofono tenore, al flicorno tenore e al flicorno baritono: un’abile scelta per “contrastare” il segmento precedente.
È necessario evidenziare che tale melodia viene avvolta, nella seconda volta “ritornellata”, da un turbinio di suoni in rapida successione ascendente e discendente affidato ai primi e ai secondi clarinetti: si alleggerisce ulteriormente l’atmosfera melodica al fine di renderla quasi trasparente e malleabile. Il giungere di un brevissimo segmento vicino dell’idea introduttiva, affidato a tutta la banda e con un nuovo colore armonico, determina un nuovo momento della composizione molto accattivante e vivace. La riproposizione completa del tema introduttivo indica il centro del percorso compositivo di questa marcia, come “un giro di boa” e subito si è alla ricerca di un nuovo itinerario melodico e armonico. Il compositore nel presentare il nuovo sostegno ritmico – melodico indica la nuova strada per la quarta idea melodica. Emerge, così, un’inversione dei ruoli strumentali rispetto al precedente tema. I primi e i secondi clarinetti conducono la nuova azione tematica contraddistinta da rapide scale ascendenti e discendenti, su cui aleggiano dei suoni tenuti al fine di fissare dei “punti fermi” in questa atmosfera di “corpi celesti”. Proprio così: è una melodia che brilla di luce propria come le stelle. La profondità del “cielo” viene alimentata dal tappeto realizzato dal sassofono baritono, dal sassofono basso, dal trombone basso e dai flicorni bassi e contrabbassi sostenuti dai corni e dai tromboni. La “volta celeste” viene amplificata dagli interventi del clarinetto basso, del sassofono tenore, del flicorno tenore e del flicorno baritono: questi strumenti alimento un “controcanto” nella fase “ritornellata” del tema in cui emerge nell’ascoltatore un’indimenticabile scia luminosa legata al suo quotidiano vissuto. La fase successiva è caratterizzata da un nuovo segmento in cui il compositore utilizza “materiale” del tema “introduttivo” affidato agli strumenti scuri, mentre le ance si inerpicano in “volatine contrappuntistiche” al fine di creare un contrato timbrico e dinamico.
Tale segmento conduce l’ascoltatore in un momento di stasi in cui una cellula melodica (sempre legata alla prima melodia) viene affidata prima al flauto, all’oboe, al piccolo clarinetto in mib. e ai primi clarinetti; poi passa ai secondi clarinetti, ai terzi clarinetti, al sassofono soprano, al sassofono contralto e al sassofono tenore. Infine, in una dinamica inferiore alle precedenti, viene fatta sentire dal sassofono baritono, dal sassofono basso, dal trombone basso, dal flicorno tenore, dal flicorno baritono e dai flicorni bassi e contrabbassi. L’introduzione di ulteriori frammenti melodici man mano affidati a tutto l’organico conduce verso la ripresentazione del terzo tema. Questa volta si rendono protagonisti gli strumenti chiari di tutte le sezioni mentre gli altri intessono un leggere “controcanto”. L’arrivo della melodia iniziale conclude questa intensa composizione riportando l’ascoltatore a “terra”, proprio da dove era partito.
Antonio Martino