Abbiamo chiuso la prima parte della storia della marcia sinfonica con in primo piano il Maestro Crisanto Del Cioppo pionere del passo doppio che poi sarebbe sfociato in marcia sinfonica. Nella seconda parte il lavoro del musicista ligure Luca Bianchi ci conduce attraverso i tempi ed i tanti personaggi verso l’affermazione di questo caratteristico genere musicale.
La denominazione di marcia sinfonica venne con l’allievo di Crisanto Del Cioppo, Luigi Filippo Marchetti. Nato a Gessopalena (Chieti) nel 1840. Si formò come trombettista nella banda del suo paese. Col fratello Marco Marchetti, anch’egli trombettista, nel 1860 fece parte della banda del Battaglione Sanniti diretta da Del Cioppo. Dopo aver diretto la banda di Atri (Teramo) tra il 1871 e il 1872, riprese la direzione della ricostituita banda di Pianella (Pescara), di cui era già stato Maestro a partire dal 1865 e la fece assurgere alla notorietà nazionale, esibendosi in tutta Italia ed ottenendo molti riconoscimenti. Fu probabilmente durante una tournée a Roma nel 1884 che la banda si guadagnò il soprannome di “Diavoli Rossi”, ammaliando il pubblico con le sgargianti divise rosse e con l’energia delle esecuzioni.
Nel 1892 Marchetti fu a New York, dove venne nominato presidente onorario del Circolo “Mascagni”. Tornato in Italia, mantenne la direzione della banda di Pianella fino al 1897, passando poi a dirigere quella di Torremaggiore (Foggia). Prima dello scadere del contratto tornò però a Pianella, dove si spense improvvisamente nel 1902. Marchetti, abile direttore e trascrittore, compose sinfonie, ballabili, marce e passi doppi, proseguendo la strada iniziata dal suo maestro Crisanto Del Cioppo. Sebbene alcuni gli contestassero scorrettezze armoniche e formali, Il suo estro e l’inventiva furono innegabili e gli consentirono un gran numero di composizioni. Molti sono i passi doppi di cui si ha notizia, legati ad episodi locali, come la battaglia elettorale abruzzese del 1882, oppure a viaggi compiuti dalla banda, a Firenze e Senigallia. Ad essi Marchetti iniziò ad aggiungere l’aggettivo “sinfonico”. In una composizione databile attorno al 1883 intitolata “Il grido d’Italia”, compare per la prima volta la definizione di marcia sinfonica. Di essa si sa che fu eseguita con successo a Roma nel 1884. L’altra marcia sinfonica di Marchetti di cui si ha notizia, “Gli italiani in Africa”, è probabilmente successiva, in quanto le azioni militari italiane in Eritrea vennero intraprese nel 1885. Anche per le marce ed i passi doppi di Marchetti, è difficile una descrizione delle caratteristiche musicali.
A quanto ci è dato sapere essi sarebbero contraddistinti da grande varietà tematica, dall’intreccio delle linee melodiche, da vivacità ritmica e dalla contrapposizione dei gruppi strumentali. Sviluppata da Marchetti la marcia sinfonica si diffuse rapidamente in tutta l’Italia centro-meridionale trovando prosecutori nei numerosi direttori di banda operanti, che erano spesso validi compositori. Tra di essi figura Riccardo Costantini, nato a Chieti nel 1861, che dopo essere stato sottufficiale di bande presidiarie militari diresse quelle municipali di Montemesola (Taranto) prima e Acquaviva Delle Fonti (Bari) nel 1897. Nella cittadina barese, però, le esecuzioni della banda in piazza de “I Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo e “La Forza Del Destino” di Giuseppe Verdi delusero il numeroso pubblico alla festa della Madonna di Costantinopoli, nel mese di marzo 1897, tanto da indurre Costantini a lasciare subito la Puglia e trasferirsi a Pianella (Pescara) dove succedette a Luigi Marchetti alla direzione dei “Diavoli Rossi” dal 1897 al 1902. Nel 1904 diresse, poi, la banda di Teramo e quindi quella di Chieti. Si spense a Chieti nel 1936. Tra le sue marce si ricordano “Il forte e gentile Abruzzo” e “La regina del mare” di cui esiste un’incisione del 1922, ascoltabile sul web, della “Italian Royal Marine Band” diretta da Salvatore Minichini (1884-1977) uno dei tanti Maestri emigrati negli Stati Uniti che formarono acclamate bande italiane. Degno di nota anche il Maestro Silvio Mancini, nato a Serramonacesca (Pescara) nel 1861, oboista e compositore.
Mancini fu anche un esperto conoscitore degli strumenti a fiato, tanto da sviluppare un particolare tipo di ottoni a sei cilindri, brevettato come “Sistema Mancini”, per il quale scrisse anche appositi metodi e che adoperò nella banda di Lucera (Foggia), da lui diretta dal 1891 al 1917.
Tra i suoi allievi ebbe Giuseppe Creatore che approdò come Maestro in America e fu compositore di marce sinfoniche.
Un altro maestro che contribuì alla diffusione del genere fu Emilio Rivela.
Nato a Salerno nel 1871. Il padre Melchiorre Rivela, siciliano, era maestro di banda. Studiò al conservatorio di Napoli. Nel capoluogo campano diresse anche la banda del Riformatorio “Vittorio Emanuele”. Fu poi a Torremaggiore (Foggia), finché nel 1897 gli succedette Luigi Marchetti, e quindi ad Acquaviva delle Fonti, dove sostituì Riccardo Costantini. Con Rivela la banda di Acquaviva ottenne il primo premio della categoria superiore nella prova d’esecuzione al concorso bandistico indetto per l’Esposizione Nazionale di Torino del 1898 a cui parteciparono oltre 150 bande, e il Maestro Rivela fu premiato con medaglia d’oro. Nel 1902 lasciò anzitempo la banda pugliese, per emigrare in America. Scappò via a sorpresa portandosi dietro tutti gli spartiti di proprietà del Comune. Negli Stati Uniti diresse prima la “Ellery’s Royal Italian Band” e poi la “Banda Italiana Rivela”. Ma il suolo straniero lo tradì lasciandolo senza successi e senza denaro. Ammalato e con pochi mezzi a disposizione nel 1909 tornò in Italia. Mori ad Acquaviva il 3 dicembre 1937 dopo essere stato accolto pietosamente dal popolo pugliese dopo circa trent’anni, che comunque non dimenticò di aver portato la banda di Acquaviva a grandi livelli. Tra le sue marce sinfoniche si ricordano “Il ritorno da Torino”, composta all’indomani della vittoria al concorso del 1898, “Gambrinus”, composta in occasione delle innumerevoli esibizioni al famoso caffè di Napoli, e “I Diavoli Rossi”, la più celebre marcia, dedicata, con ogni probabilità, alla banda di Pianella. Anch’essa fu incisa nel 1923 dalla “Italian Royal Marine Band” di Minichini, oltre che da altre bande italoamericane ed è ascoltabile via web. Altri autori che scrissero marce sinfoniche in quel periodo furono anche Pompilio Baffigo (1883-1940), di origini sarde, autore, tra le altre, di “Chieti” in omaggio alla banda da lui diretta. Baffigo nel 1925 diresse la banda di Corato (Bat) con contratto di 12mila lire a stagione.
Nel 1928 la Banda di Corato vinse il concorso bandistico di Roma con 73 bande partecipanti, con premio di 40mila lire, eseguendo “Inno Al Sole” tratto da “Iris” di Pietro Mascagni autore che, presente in sala al teatro Adriano, si complimentò con il maestro Pompilio Baffigo. Degno di menzione anche Francesco Lozzi autore de “L’Italia sul Piave”, anche questa marcia fu incisa dalla banda militare di Minichini,
“Lotta Musicale” e di molte altre. Da sottolineare come la Puglia, con il suo intenso movimento bandistico, sia da sempre stata terreno fertile per la marcia sinfonica. Tra i tanti nomi: Davide Delle Cese, Pietro Marincola, Carmelo Preite etc.,
non si può non ricordare i fratelli Gennaro ed Ernesto Abbate grandi propulsori e divulgatori della marcia sinfonica nonchè autori originali e fecondi. Hanno dato un contributo essenziale all’evoluzione della marcia sinfonica.
Già nei titoli delle loro marce si nota la ricerca di un maggior respiro e l’intenzione di avvicinarsi all’ambito della musica sinfonica: “Ninì La Capricciosa”, fantasticheria marciabile e “Bella Madonna”, nenia religiosa in forma di marcia sinfonica di Ernesto Abbate, “Poemetto Sinfonico” in forma di marcia, di Gennaro Abbate somo esempi eloquenti. Tale intenzione trova conferma nel contenuto, anche quando queste composizioni sono denominante semplicemente marce, marce sinfoniche, scherzi etc. Nei marciabili di Ernesto Abbate ed ancor più in quelli di Gennaro Abbate, si hanno le prove di come spesso quest’ultimo inviasse al fratello spunti compositivi. Per apprezzarne la ricchezza armonica, basta analizzare gli accordi iniziali di “A Tubo!” di Ernesto Abbate, per la ricchezza contrappuntistica si pensi all’apertura in fugato di “Cettina Birichina” di Ernesto Abbate e per la ritmica è esemplare il caso di “Poemetto Sinfonico” di Gennaro Abbate in cui è unita una estrema naturalezza nell’invenzione melodica e nella condotta generale priva di artificiosità. Ne risulta un perfetto equilibrio tra colto e popolare che le ha impresse nella memoria collettiva.
Nel 1910 Gennaro Abbate dedicò il poema sinfonico “La Via Della Gloria” alla banda di Pianella. Ultimo nome da ricordare è quello di Giuseppe Piantoni (1890-1950). Nato a Rimini da Francesco, direttore di banda di Limone del Garda, si stabilì in Puglia dove diresse varie bande, tra le quali, per lungo tempo ed in più riprese, quella di Conversano (Bari) che portò a grandi successi.
Celebre la rivalità coi fratelli Abbate, colleghi della banda di Squinzano (Lecce) e con Paolo Falcicchio direttore di quella di Gioia del Colle (Bari), contrassegnata da aneddoti che sfociano talora nella leggenda popolare. Le marce di Piantoni si contraddistinguono per particolari
arditezze armoniche e ricchezza contrappuntistica che fa da contraltare ad estesi passaggi monodici. In “Festa Patronale”, ad esempio, il tema del finale è suonato all’unisono da tutta la banda. Di contro in “Arcobaleno” del 1948, probabilmente ultima, colossale marcia sinfonica da lui composta, i sette colori dell’iride son rappresentati da altrettanti temi variamente combinati e sovrapposti. “Medea”, legata agli episodi del primo conflitto mondiale, nacque come “ouverture” e fu in seguito ribattezzata come “marcia”, forse per esigenze editoriali, fatto che permette comunque di comprendere quanto l’autore ritenesse sottile la distinzione tra marcia e pezzo sinfonico. Fu pure autore di un passo doppio che, non a caso, porta il titolo “Ricordi Abruzzesi”. È con “Vita Pugliese” che ha saputo entrare, come Ernesto Abbate con “A Tubo!”, nella memoria e nel cuore della gente. In definitiva il percorso di nascita e sviluppo della marcia sinfonica si lega a persone, luoghi e fatti intrecciati tra loro. D’altra parte cos’è la storia se non un insieme di interazioni di fatti, luoghi e persone?. Chiudiamo questo modesto contributo ribadendo quanto siano necessari ulteriori e approfonditi studi, sia sulle figure già descritte di musicisti che su molte altre ingiustamente dimenticate, per poterne ricostruire la biografia, reperire documenti e partiture, ma soprattutto, per farne rivivere la memoria attraverso l’esecuzione della loro musica.
Luca Bianchi
fine