TORNANO, DOPO DUE ANNI, I RITI DELLA SETTIMANA SANTA IN PUGLIA. Focus sull’antica e partecipata tradizione di Taranto. Ce ne parla uno dei protagonisti che da un quarto di secolo vive in prima persona la Passione tarantina

by Mimmo

TARANTO E LA SUA “PASSIONE” RIVIVONO I RITI CHE FANNO PIANGERE TARANTINI E TURISTI CON LA COLONNA SONORA DI CARATTERISTICHE MARCE FUNEBRI

Mancano poche ore all’inizio della Settimana Santa. I riti che si celebrano a Taranto rappresentano, sicuramente, uno degli avvenimenti musicali e religiosi più intensi e partecipati d’Italia. Quest’anno dopo due anni di fermo obbligato per via della pandemia la settimana santa torna ad essere vissuta anche con i cortei processionali. Si rivedrà per le vie del centro la processione con i “perdoni” i penitenti che incedono “nazzicando” cioè ondeggiando lentamente a piedi scalzi e portando croci, al suono della “troccola”,

la “Trocccola”

un idiofono a percussione che è in pratica una tavoletta dove sono installate delle maniglie di metallo che producono un suono caratteristico. I riti e le processioni, poi, sono ccompagnati dalle bande musicali impegnate nelle sempre suggestive marce funebri. Quello delle marce funebri, composte proprio per questa occasione, è un repertorio antico, vasto e singolare allo stesso tempo che verrà ripreso al seguito dei mesti cortei dopo una lunga pausa in molti centri della Puglia ed a Taranto in particolare. Della tradizione tarantina, dell’intenso e storico connubio tra fede e musica bandistica ci parla il maestro Giuseppe Gregucci, direttore della Grande Orchestra di Fiati “Santa Cecilia – Città di Taranto” ed esperto conoscitore della tradizione tarantina legata alla Passione, che vanta un’esperienza personale di un quarto di secolo in una delle più autentiche realtà pugliesi.

 

Anche solo parlare della “Settimana Santa” di Taranto e delle musiche che la accompagnano mi emoziona molto. Tornare indietro di molti anni nel ricordo delle prime marce suonate, quei suoni che continuano a padroneggiare nella mia mente come se il tempo non fosse mai passato, mi dà sempre una grande emozione. Era il 1995 quando esordii nella Settimana Santa tarantina come flautista e Maestro collaboratore della banda cittadina “Lemma”. Avevo da poco intrapreso gli studi musicali con lo strumento e mi accingevo ad addentrarmi nella materia della composizione e della direzione d’orchestra. Posso dire di essermi formato negli studi facendo molta pratica della materia e questo mi ha permesso di sperimentare dal vivo ciò che studiavo sui libri. Ricordo bene quando iniziai l’immane e lungo lavoro di elaborazione delle partiture di tutte le marce funebri tarantine che erano diventate ormai ineseguibili per via della tessitura strumentale originale che comprendeva molti strumenti musicali ormai in disuso, come le trombe in Mi bemolle, la tromba bassa, i clarinetti e i flicorni contralti, molte seconde parti dei flicorni, il contrabbasso ad ancia ed altri. Da lì ad oggi son riuscito a completare quasi per intero tutto il vasto repertorio che oggi viene eseguito anche dalla maggior parte delle bande. Nel 2008, insieme ad altri amici, volli rifondare la storica Banda “Santa Cecilia” che a Taranto, negli anni del dopoguerra, ebbe fra i suoi direttori il maestro Luigi Rizzola (1877-1969), autore di “Mamma” e “Christus”.

Il Maestro Luigi Rizzola

.La presentazione della banda coincise proprio con la mattina della Domenica delle Palme in piazza della Vittoria, dove ci presentammo con un organico imponente e in grande uniforme. La confraternita dell’Addolorata da quell’anno fece partecipare ininterrottamente la nuova orchestra di fiati alla processione del Giovedì Santo e l’anno successivo quella del Carmine non ne fece mancare la sua presenza a quella dei Misteri, dietro la statua dell’Addolorata. Tutto questo, mentre continuava il mio lavoro per la riscrittura delle marce, la riproposizione di altre marce dimenticate e la presentazione di mie nuove composizioni, entrate oggi ormai nel cuore dei tarantini e premiate in alcuni concorsi, come “Venerdì Santo”, “Mater Lacrimosa” e “A Domenico Lemma”. Una delle più grandi soddisfazioni che ho avuto è stata poi la realizzazione di un grande progetto editoriale nel 2017 grazie al contributo del Ministero dei Beni Culturali per la salvaguardia del patrimonio musicale tradizionale: abbiamo inciso su 7 CD tutto il repertorio della Settimana Santa e del Natale tarantino, ben 9 ore di musica. Durante le processioni della Settimana Santa a Taranto, tutte le esecuzioni della mia banda sono finalizzate ad avvicinare quanto più possibile i presenti al vero senso cristiano di quell’azione liturgica, nel modo più professionale possibile ma senza protagonismi. Dal momento in cui la statua dell’Addolorata a mezzanotte del giovedì Santo si affaccia sul pendio di San Domenico, fino alla mattina del Sabato Santo, quando la processione dei Misteri rientra nella chiesa del Carmine, la musica diventa un tutt’uno con le processioni.

uno dei penitenti

il simulacro di Cristo alla colonna

particolare del volto della “Mater Dolorosa”

L’impegno è davvero gravoso, la banda deve suonare per più di 30 ore e la stanchezza è quindi inevitabile. Lo faccio ormai da tanti anni, e ogni anno, però, è sempre come se fosse la prima volta, con le stesse emozioni. Pretendo prima da me stesso e poi da tutta la banda che ogni singola marcia sia eseguita in modo impeccabile, come faccio in altri contesti e con altri tipi di repertorio.

la banda deve suonare per 30 ore

Personalmente dirigo le marce funebri alle processioni con lo stesso impegno che metto quando dirigo le grandi opere nelle piazze. Cerco di spronare i miei musicisti a pensarla nello stesso modo, senza dare mai nulla per scontato. Grazie a questa sinergia si riesce a fronteggiare un impegno così particolare, specialmente quest’anno, perché riprendiamo dopo un lunghissimo periodo di fermo per la pandemia.

Giuseppe Gregucci

M° Giuseppe Gregucci

la processione tornerà per le vie

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