COME E QUANTO INNOVARE IL REPERTORIO DELLE BANDE DA GIRO. La questione sempre più in primo piano. Le riflessioni del M° Donato Pizzi

by Mimmo

La “stagione” delle bande da giro del Sud Italia, come abbiamo scritto, è segnata, e lo è stato anche quest’anno nonostante i paurosi picchi della pandemia, dalla festa di San Trifone ad Adelfia (Bari). Per molti quella di quest’anno era la festa che doveva segnare il rilancio di un’attività penalizzata fortemente dal Covid-19. L’appuntamento in terra barese induce ad alcune riflessioni di carattere musicale che vengono sottolineate dal Maestro Donato Pizzi. Si ripresenta, così, l’annosa questione, che ora si fa sempre più pressante, di come e quanto innovare il repertorio, ormai saturo, delle bande da giro.

 

Come tradizione vuole, Adelfia a novembre è appuntamento imprescindibile per le bande del Sud Italia: brochure, manifesti, Maestri, solisti e musicisti si danno appuntamento ed il variopinto mondo delle bande si rianima. Ognuno è alla ricerca di uno spazio nelle varie piazze per esibire il proprio repertorio, e le magnifiche divise per rendere le feste più belle e scenografiche. “Offerte” differenti ma, in fin dei conti, sempre più o meno uguali nelle proposte musicali. Non si trova quasi nulla di nuovo come proposta nel senso di musica originale per banda, tranne pochissimi maestri e bande, che riescono a fare qualche timido approccio, di livello dignitoso, alla musica originale per banda. Ultimamente da parte delle orchestre di fiati si sentono brani di facile ascolto, slegati da ogni contesto, e mai rispettosi della partitura. Mi esprimo meglio: se si dovesse suonare “Turandot” senza solisti e cantanti, sostituendo tutto in modo sinfonico o alternando melodie pensate come “arie” e proposte come interludio sinfonico, ci sarebbe un’interpretazione poco vicina all’originale. Allo stesso modo, il risultato risulta scadente quando si suona musica da wind band senza rispettare gli strumenti della partitura, come fagotti, percussioni, che quando va bene sono almeno quattro con una buona preparazione, con strumenti poco usuali per le nostre bande. Ad esempio il brano “Jericho” del compositore contemporaneo belga Bert Appermont

Bert Appermont compositore contemporaneo

ad un punto della partitura richiede che tutte le percussioni suonino da sole. Qualcuno potrebbe dire di eseguirlo in questo modo. Bene, ma se i percussionisti sono sei?. All’inizio dello stesso brano vi è il corno inglese e l’oboe che suonano a distanza di pochissime battute e anche simultaneamente, quindi non può essere suonato dalla stessa persona. Spesso nelle bande, purtroppo, si sostituisce il corno inglese con un altro strumento e si risolve malamente la questione. Le partiture dei grandi maestri di banda, come Ernesto o Gennaro Abbate,

Ernesto e Gennaro Abbate

tenevano conto di tante cose e di precisi strumenti per l’esecuzione, in assenza dei quali è meglio dedicarsi ad altri brani. Faccio un esempio a tal proposito. Di recente è stata riadattata, in modo pregevole, riportando su una dimensione dignitosa questo brano originale per banda, “La Sagra Dei Fiori” del Maestro Ernesto Abbate per organico “moderno” o standard internazionale. Eseguita nel concorso bandistico internazionale di Kerkrade in Olanda, con una banda che ha dato lustro alla nostra nazione, ma con un piccolo neo in partitura. Nella parte dove sono presenti flicorno soprano e flicorno sopranino, la parte di quest’ultimo è stata affidata ad un secondo flicorno soprano. Per quanto meritevole, la diversità sonora sparisce. Riconoscendo un pregevole adattamento ritengo che osare non debba significare, però, snaturare. Perciò alla luce di quanto detto, cosa ascolteremo ancora nelle piazze del Sud?. Se questa o quella banda non fanno “Turandot” o “La Lucia”, quella banda non è buona?. Molti Maestri hanno mandato avanti una tradizione di cambiamento, aggiungendo o variando l’ordine naturale delle cose. Il Maestro Gioacchino Ligonzo

Gioacchino Ligonzo

propose alla fine dell’esecuzione di Lucia Di Lammermoor di Donizetti, l’aggiunta del finale dell’opera con le due romanze per tenore. Oggi lo fanno quasi tutti. Come non pensare, poi, al maestro Gerardo Garofalo

il M° Gerardo Garofalo

che fece montare un grande gong in cassarmonica per sottolineare maestosamente l’ingresso dell’imperatore Altoum nella Turandot di Giacomo Puccini. Pochi giorni fa, in un discorso articolato e molto costruttivo, un Maestro, riguardo la musica originale, con tristezza sottolineava: -<Ho inserito in una “Rivista d’Arte” la First Suite of Military Band in E flat del compositore inglese Gustav Theodor Holst (1874-1934),

Gustav Theodor Holst

insieme ad altre opere originali, ma senza costutto perché, forse, se non si suonano sempre le stesse cose sorgono proteste e contestazioni>-. Ora, chiedo ai comitati che tanto fanno per le bande se non sia il caso di dare una scossa al repertorio senza storcere il naso, lasciando che ci sia una forma di innovazione e di percorso di vera musica. Non sarebbe ora che la banda abbia il suo giusto posto all’interno delle feste e non essere relegata a ripetitore di musica poco ascoltata?. Franco Palladino, noto trombettista e flicornino, ha sottolineato: -<Voglio proprio vedere fra trent’anni quando gli anziani non ci saranno più come faranno le bande a riempire le piazze>-. Oggi le piazze sono sempre più vuote e ci si inventa di tutto per attrarre il pubblico. Quando ci sono delle chiusure nella scelta dei brani da proporre il discorso finisce.  L’attuale preclusione di scuole e luoghi di aggregazione sociale sta minando la stagione bandistica, ormai a rischio. Speriamo si possa tornare presto a parlare di banda in piazza, come si faceva una volta.

Donato Pizzi


Donato Pizzi è originario di Isernia ma calabrese d’adozione. Docente di tromba presso la scuola media di San Pietro a Maida (Catanzaro), si è diplomato in tromba al Conservatorio di Reggio Calabria, sezione di Vibo Valentia, sotto la guida del Maestro Silverio Silveri. Dopo il diploma ha svolto uno stage di perfezionamento a Houston in Texas. Ha studiato coro e direzione col maestro Vincenzo Barbieri. Ha fondato e diretto tre cori di cui due polifonici. Ha studiato direzione d’orchestra al Conservatorio di Cosenza e ha collaborato con l’orchestra di fiati di Amantea (Cs). Ha diretto la banda di Rombiolo (Vibo Valentia) per dieci anni. Ha suonato nella bande di Laterza (Ta), Sturno (Av), Lanciano (Ch), Caserta, Montauro (Cz), Gioia del Colle (Ba), Rutigliano (Ba), Squinzano (Le), “Ligonzo” Conversano (Ba), Taranto. Ha collaborato, come trascrittore, con wind band della Corea del Sud. Ha partecipato ad un tour di concerti in Spagna, in qualità di direttore invitato.

You may also like

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More